Week end a Sofia 

Ci sono periodi dell’anno e mete che in pochi si filerebbero di striscio per un viaggio, e Ryanair lo sa. Lei ci conosce meglio delle nostre madri e dei nostri padri. Sa che in pieno inverno potrebbe prenderci una irresistibile voglia di mandare tutti affanculo: il capo, il fidanzato, le cassiere del supermercato quando chiedono se facciamo la raccolta punti, il vicino stronzo che cucina salsicce a colazione. Tutti. Desideriamo solo che il freddo si estingua dal pianeta Terra, siamo vulnerabili, il livello di debolezza è ai massimi storici; e le compagnie low cost in tutto questo cosa fanno? Le offerte. Ti sbattono sullo schermo possibilità di viaggio a prezzi talmente sfacciati che è impossibile tenere la carta dentro il portafoglio. Bisogna comprare quei biglietti.
A fronte di questa evidenza, serve solo una cosa: un pretesto. Un valido motivo che giustifichi la spesa non preventivata in questo periodo di magra.
“Amore, ho deciso il regalo per il tuo compleanno. Zitto zitto, non dire niente. Avevo già in mente tutto e ora ne sono convinta. Lo so che non ami le sorprese, ma stavolta è diverso. Non possiamo rinunciare; ma poi pensa a noi. Sì a noi. Quanto bene farebbe alla nostra relazione, alla nostra quotidianità. Sempre qui a Berlino, casa, lavoro, burocrazia, sbattimenti. Per una volta, facciamo qualcosa per la famiglia, concediamoci un po’ di bellezza, un po’ di relax, regaliamoci del tempo insieme. Devi solo scegliere: Timisoara o Sofia, e io ti ci porto”.
“Ma il mio compleanno è a luglio…”.
Eccolo là, sempre a polemizzare, a dover trovare il pelo nell’uovo a tutti i costi, a distruggere i sogni di una ragazza con il cuore pieno di speranza.
“Insomma vuoi partire o no?”.
Ha scelto Sofia.
Per me Sofia è sempre stata la città simbolo del meteo anni ’80 di Rai 1, quello condotto dal mitico Guido Caroselli. A un certo punto della trasmissione, quando si passava alle temperature registrate in tutta Europa, toccava anche a Sofia, e non so perché, ma a me quel nome interessava. Una città che si chiama come una persona, ma come è possibile? Dopo quegli interrogativi è finita in maniera del tutto spontanea nel dimenticatoio, come anche il meteo di Rai 1, ma è stato bello tornare indietro di vent’anni (?) per un attimo.
Insomma. Alla fine i biglietti li ho comprati e siamo partiti. In soli due giorni ho imparato tante cose che prima non sapevo su questo piccolo gioiello della Bulgaria:

  •  A un 50% di bulgari cordiali corrisponde un esatto 50% di facce di minchia. Nello stesso ristorante puoi trovare cameriere super carine e premurose, e quelle che neanche parlano quando prendono le ordinazioni. Fanno tutto a cenni, alzano il mento e la comunicazione è servita.
  • antiche-rovine-innevate-sofiaLa città è davvero ricca di sorprese: pensate che solo pochi anni fa, mentre si scavava per costruire una nuova linea di metro, è stata portata alla luce l’antica città romana, allora chiamata Serdica, con le sue strade, le terme (immancabili), una domus con frammenti di mosaico ancora intatti sul pavimento e altri piccoli manufatti della vita di secoli fa. Le antiche rovine sono perfettamente valorizzate e conservate, aperte a tutti e a tutte le ore: si trovano infatti in un sottopassaggio che collega due grossi stradoni, secondo un vero e proprio concetto di cultura accessibile.
  • La metropolitana collega il centro città con l’aeroporto. Questa affermazione mi è costata un litigio col mio fidanzato, il quale, non avendo letto su internet niente del genere, semplicemente non ci credeva. Un san Tommaso 2.0. A voglia dirgli che c’erano cartelloni e segnaletiche dappertutto, ma niente, non ha afferrato il concetto finché non siamo saliti su quel vagone che recava su la scritta “Sofia airport“. E per tutti i miscredenti, visto che nessuno ne fa menzione in rete, ve lo dico io, la metropolitana c’è, è super moderna, e porta fino al Terminal 2!
  • In Bulgaria si parla bulgaro, l’inglese in Inghilterra, ed eventualmente negli Stati Uniti. Questo, è stato più o meno sempre il motivo dominante del viaggio. Il nostro goffo tentativo di comunicare in anglosassone è stato stroncato sul nascere. chiesa-di-bojana-sofiaA fronte di frasi ridotte al minimo sindacale come “wait, here, yes” o anche “what time close church“, i vari interlocutori si sono limitati a risponderci con tre/quattrocento frasi bulgare pronunciate alla velocità della luce. La cosa era davvero straordinaria. Un continuo scambio di frasi in lingue per tutti
    sconosciute, eppure si continuava a parlare come se niente fosse: noi, col nostro inglese da professori di Harvard, loro in una specie di russo incomprensibile. La comunicazione più incredibile della mia vita. Una tassista capiva solo “yes“, e noi solo “da“, eppure ha aspettato con pazienza che finissimo la visita guidata alla chiesa di Bojana (patrimonio dell’Unesco, stra consigliata!), perché sapeva che sarebbe durata pochissimo e avremmo avuto di nuovo bisogno di lei. Capirsi senza capire niente, misteri della fede.
  •  Essendo presente in quantità industriali in qualsiasi tipo di pietanza, ho finalmente capito che la cipolla è il nemico del mio intestino. Chiedetelo al mio ragazzo.
  • Qualsiasi alloggio sceglierete all’interno del perimetro cittadino, sarà comunque raggiungibile in una quindicina di minuti a piedi, perciò, a tutti i miei amici di intolleranze dico: prova cag8 impellente superata!
  • I marciapiedi di Sofia sono spesso disastrati, alcune case ancora crivellate, palazzi in evidente stato di decadimento… ci si aspetterebbe di vedere scenari apocalittici, degrado e inciviltà dilaganti, e invece i bravi abitanti di Sofia sono maestri nel rispettare l’ambiente, e non parlo solo del centro storico. Più camminavamo e più capivamo che c’era qualcosa di anormale, di strano: le strade erano troppo pulite per i nostri standard mitteleuropei. Che tristezza.
  • Guardare sempre in alto e in basso quando si cammina: beccare un week end clemente, con tanto di temperature in rialzo, ha dei pro e dei contro quando si è chiesa-di-san-giorgio-sofiacircondati a 360 gradi da neve ghiacciata. Sicuramente l’assenza di intemperie ha giovato al nostro spirito e alle mie gambe finalmente alleggerite dal peso dei collant termici. Ma non bisogna abbassare la guardia, in questa città gli agguati possono arrivare da dove meno te lo aspetti. Scivolare sul ghiaccio ormai è un concetto superato, a Berlino abbiamo fatto scuola. Ma a Sofia, quando la neve si scioglie, sembra di stare in mezzo agli idranti dell’orto di mio zio. Acqua, acqua, acqua dappertutto. Dai tetti, dai muri, dalle finestre, dai tubi, una pioggia incessante e fastidiosa di granita liquida o vere e proprie cascatelle stile Trevi. I più fortunati poi, possono addirittura beccarsi in testa un intero cumulo di ghiaccio caduto dal tetto spiovente di turno, un privilegio che manco lo scagazzamento di un piccione.

Sofia merita davvero una visita, non solo per i suoi gioielli archeologici, le chiese giunte immacolate fino a noi direttamente dal 1200, i meravigliosi affreschi medievali sulle vite dei santi, i mercatini dell’antiquariato, la musica balcanica mentre addenti uno spiedo di carne lungo mezzo metro, le montagne innevate che fanno da cornice al tessuto urbano, le signore in piazza che ti sorridono mentre lavorano con l’uncinetto. Sofia merita una visita per la sua genuinità, per la storia che trapassa da ogni singola pietra, perché sulle sue fondamenta sono passati alcuni tra i più grandi del passato e perché, nonostante le incomprensioni e i quantitativi esagerati di cipolla nei piatti, è bello inerpicarsi all’interno di una cultura lontana dalla propria, così dannatamente affascinante proprio per la sua diversità.