Francoforte sull’Oder: limbo geografico tra Germania e Polonia

Abbiamo visitato Francoforte sull’Oder in occasione del mio compleanno, festeggiato per metà a casa in Sardegna e per metà in questo limbo geografico tra Germania e Polonia. Non mi ero fatta grandi aspettative a riguardo, ma la curiosità ha preso come sempre il sopravvento. Per poter dire che una cosa non piace bisogna come minimo provarla, e così, pregiudizi a parte, abbiamo fatto.

Frankfurt Oder è una cittadina che sorge sul fiume Oder, confine “naturale” tra Germania e Polonia dopo secoli di magagne, battaglie e annessioni varie. Si raggiunge facilmente con un regionale diretto da Berlino in meno di un’ora.

Chi è stato abituato una vita a viaggiare con Trenitalia e Ferrovie della Sardegna, noterà subito la differenza con Deutsche Bahn. A parte i prezzi esorbitanti, l’atmosfera sul treno è asettica, incontaminata, una dimensione parallela lontana dalla realtà.

Sediamo cercando di passare inosservati, mi metto a leggere ma anche le pagine del libro fanno rumore. Sembra che il treno voli anziché correre sulle rotaie. Nessuno telefona, nessuno straparla, sono tutti discreti e rispettosi. Mentre addento il mio panino al prosciutto e formaggio, orde di occhi indispettiti cercano la fonte disturbatrice, come se sul più bello di un film al cinema, fosse squillato un telefono. Cerco di fare piano ovviamente, ma sto morendo di fame e non posso rinunciare alla merenda delle 11:00. Vivo in Germania ma sono pur sempre un’isolana un po’ terrona.

Una volta arrivati, passeggiamo dalla stazione verso il centro sotto un sole caldo e bellissimo: è domenica mattina e tutto tace. Incontriamo sulla strada la chiesa Evangelica di Santa Gertrude, un parchetto e qualche Cafè. Proseguendo poi, un po’ alla cazzo di cane, giungiamo finalmente sul fiume, rinsecchito probabilmente dalla mancanza di pioggia di quest’anno. Coppie di vecchietti osservano il panorama e procedono sul lungo fiume, teneri e assorti.

Guardo il mio G. allo stesso modo, tenero e assorto, dimentica dello scannatoio inscenato fino a due minuti prima. Non eravamo d’accordo sul tragitto da fare ed è scattata la scintilla. Mi piace il nostro rapporto di anime passionali e incazzose.

La passeggiata mi sembra infinita, avrei voluto tagliare quelle sei/sette volte nelle viuzze adiacenti, così, per dare un tocco brioso a quella monotonia francofortiana. E invece no, proseguiamo imperterriti alla ricerca del nulla, a costeggiare quell’Oder vuoto e silenzioso, immaginando la sfilza di cadaveri che deve aver accolto durante il nazismo e, in generale, ai tempi della guerra.

Fiume Oder

Il nostro romanticismo viene bruscamente interrotto dall’attraversamento del confine. Salutiamo la Germania per immergerci nella vicina Słubice, paradiso dei prezzi bassi, che ci accoglie con una vietta tutta fiorita e carina, ignari del fatto che sarebbe stata l’unica attrazione della città.

Slubice Polonia

Il pranzo è, come al solito, l’apice felice della nostra gita e della nostra esistenza. Pirogi alla carne e al formaggio, gulasch servito su una frittata di pane di patate, insalate e bevande per soli 23 euro. Amo l’est Europa.

Dopo pranzo, proseguiamo il giro verso la madre patria d’adozione, riattraversiamo il ponte assolato, girovaghiamo rapiti dagli incontri fortuiti che l’universo ci ha riservato. Con grande sorpresa notiamo che anche alle persone di qua piace camminare senza scarpe, per assaporare al meglio la calura dell’asfalto e riconnettersi con la natura.

Pensavo che certe cose succedessero solo a Berlino, dove è più normale girare scalzi che non. A quanto pare è una tendenza che si può riscontrare un po’ dappertutto in Germania.

Prima di fare ritorno a Berlino, ci concediamo ancora qualche momento di relax sulla sponda tedesca dell’Oder, incontriamo il Rathaus, la Marienkirch, una discoteca abbandonata dal nome ambiguo, e quando il sole comincia la sua discesa, è il chiaro segno che bisogna avviarsi verso casa.