Viaggio al sud Italia: tra bellezza e cliché

Viaggio al sud Italia.

Una delle cose che preferisco del mio lavoro, è sicuramente la possibilità, di tanto in tanto, di fare una capatina in Italia. Qualunque sia la regione o la città designata, è ogni volta un tuffo al cuore, un vibrare e un incedere di emozioni forti, sintetizzabili in una sola parola: casa.

Prima tappa: Campania.

  1. Guidare la macchina a Pompei, dove sono stata, dovrebbe essere un’attività retribuita, come un normale impiego. A nulla vale incazzarsi per una mancata precedenza, o perché quelli “fermi allo stop”, non ti fanno svoltare in santa pace, ma passano, incuranti della tua presenza e della freccia che lampeggia. Poiché la lettura dei cartelli è soggetta a libera interpretazione, meglio adattarsi a queste non regole e agire, piuttosto, come se la strada fosse una pista di autoscontro delle giostre. Ci si diverte di più, gli altri automobilisti non si irritano, e alla fine se ne esce pure illesi.
  2. Mai sopravvalutare una stagione: l’autunno non esiste, non qui. Non bisogna farsi ingannare dalle previsioni del tempo, coi loro 16 gradi di massima e 13 di minima. Ma quando mai! Lo dicono solo per conformarsi agli standard, per una malsana tendenza all’omologazione tipica di questi tempi: non vogliono sentirsi da meno quando gli altri cominciano a lamentarsi dei primi “freschi”. Il segreto? Portare sempre in valigia almeno due cambi estivi; arrivare a un appuntamento di lavoro come se si fosse appena attraversato il Mediterraneo a nuoto, non va bene.
  3. La gentilezza delle persone, è disarmante. Davvero. Ti fa sentire una merda anche se fossi in lizza per il Nobel alla Pace. La gente è così carina che ti senti in colpa per aver salutato solo col tuo migliore sorriso e il “buongiorno” più educato che la tua voce possa produrre. Volevo abbracciare tutti, ringraziarli per avermi scaldato l’anima, non che ce ne fosse bisogno, con 27 gradi all’ombra.

Seconda tappa: Puglia.

Il posto che devo raggiungere non è segnalato sul navigatore. Un gioco da ragazzi per una nata in Sardegna. Incedo sicura, forte del pieno fatto pochi chilometri prima. Decido di procedere a tappe e di aggiornare la mappa man mano che la meta si avvicina.

Se dovessi dare una forma al “nulla“, credo che quella parte di pianeta rispecchierebbe alla perfezione l’idea.
Chiunque avrebbe a dir poco rabbrividito nel vedere la desolazione delle strade in cui mi sono imbattuta, i crateri sparsi qua e là sul manto stradale, gli edifici abbandonati e fatiscenti, gli sguardi velatamente indagatori delle persone incontrate per caso. Chiunque, ma non io: perfettamente a mio agio e inserita nel contesto, mi sono lasciata dondolare dallo sprofondare nei fossi, immaginando di inalare l’odore delle bacche di mirto a suon di cicale e paesaggi aspri.

Ma alla creatività, nel sud Italia, non c’è mai fine.
All’interno di due centri commerciali, ho potuto infatti constatare con gioia quanto alcune persone siano collezioniste affezionate di maniglie e appendi abiti da bagno.
Quando scappa, ti riscopri artista.

Ed ecco che, tra mosse acrobatiche che non sapevi di poter fare, e una risolutezza d’altri tempi nel tenere quel che resta della porta, si prova un forte rimpianto per non essere andati qualche giorno in più in palestra. Che male, non faceva.